Intelligenza artificiale in azienda: come essere conformi all’AI Act se sei un deployer

L’Intelligenza Artificiale ha trasformato radicalmente i processi aziendali, dalla gestione delle risorse umane al marketing predittivo, dalla supply chain alla relazione con i clienti. In questo scenario in continua evoluzione, l’AI Act, Regolamento dell’Unione Europea rappresenta la prima normativa organica che punta a regolare l’uso dell’IA in modo trasparente, sicuro e responsabile.

Ma attenzione: non riguarda solo chi sviluppa algoritmi o crea modelli. Il regolamento introduce una nuova figura chiave spesso trascurata, quella del deployer, ovvero chi implementa e utilizza sistemi di intelligenza artificiale all’interno di processi aziendali.

In questo articolo vedremo chi è il deployer secondo l’AI Act, quali sono i suoi obblighi e cosa devono fare oggi le aziende per prepararsi a un’adozione dell’IA conforme e sostenibile.

Chi è il deployer secondo l’AI Act

Il deployer è l’entità che utilizza un sistema di intelligenza artificiale per i propri scopi operativi, senza necessariamente averlo sviluppato o addestrato. In pratica, è l’azienda o la P.A. che “adotta operativamente l’IA”, la integra nei propri flussi, e ne trae decisioni o risultati concreti.

Esempi concreti:

  • Un’impresa che adotta un sistema di ottimizzazione dei processi produttivi
  • Un’azienda retail che impiega un algoritmo predittivo per la gestione delle scorte.
  • Un customer service che utilizza chatbot intelligenti.
  • Un’azienda di logistica che implementa un sistema decisionale basato su IA per la gestione dei percorsi.
  • Un’azienda di comunicazione che utilizza i sistemi di AI per sviluppare contenuti

In tutti questi casi, l’azienda non è il fornitore della tecnologia, ma è comunque responsabile per il suo utilizzo, soprattutto quando questo impatta i diritti fondamentali delle persone.

Perché il ruolo del deployer è cruciale

Il legislatore europeo ha deciso di coinvolgere anche i deployer per un motivo preciso: la responsabilità non si esaurisce nella progettazione del sistema, ma riguarda anche il contesto in cui esso viene applicato.

Ad esempio, un modello predittivo può essere tecnicamente corretto, ma se viene utilizzato in modo improprio – ad esempio per decidere chi assumere, chi concedere un prestito o chi controllare in aeroporto – può generare effetti discriminatori, opachi o lesivi della dignità umana.

In questo senso, il deployer è chiamato a valutare il rischio, monitorare l’uso del sistema e garantire una supervisione umana adeguata

Obblighi generali dei deployer

Gli obblighi a carico dei deployer dipendono dal livello di rischio del sistema IA che utilizzano. L’AI Act, infatti, classifica i sistemi in:

  • Rischio inaccettabile: vietati.
  • Alto rischio: fortemente regolati.
  • Rischio limitato: soggetti ad obblighi di trasparenza.
  • Rischio minimo o nullo: uso libero ma raccomandazioni etiche.

Nel caso di sistemi ad alto rischio, gli obblighi per i deployer sono significativi. Tra i principali:

  1. Supervisione umana

Il deployer deve garantire che il sistema possa essere controllato e, se necessario, disattivato da un operatore umano. La human oversight è un principio cardine.

  1. Formazione del personale

Chi utilizza sistemi IA deve essere formato adeguatamente per comprenderne i limiti, interpretare i risultati e agire con consapevolezza (si ricorda che dal 2 agosto 2025 questa formazione è obbligatoria per tutte le aziende che utilizzano sistemi di AI).

  1. Monitoraggio continuo

L’uso del sistema deve essere monitorato per rilevare eventuali malfunzionamenti, bias o deviazioni dal comportamento previsto.

  1. Trasparenza verso gli utenti

Quando l’IA interagisce direttamente con persone (es. chatbot o selezione automatizzata), queste devono essere informate chiaramente del fatto che stanno interagendo con un sistema automatico.

  1. Valutazione d’impatto (in alcuni casi)

Per usi sensibili, come la gestione del personale, potrebbe essere necessario condurre una valutazione dell’impatto sull’equità e sui diritti delle persone.

Gli obblighi nei sistemi a rischio limitato o minimo

Anche quando il sistema non è classificato come “alto rischio”, il deployer deve prestare attenzione:

  • Per i sistemi a rischio limitato (es. generative AI), va informato l’utente che il contenuto è generato da un’IA.
  • È buona prassi garantire sempre trasparenza, controllo e tracciabilità, anche nei sistemi a basso rischio, per ridurre il rischio reputazionale.
Le implicazioni per le aziende in trasformazione digitale

L’adozione di tecnologie basate su IA è spesso vista come una leva per la competitività, ma senza una corretta governance può generare criticità legali, etiche e operative.

L’AI Act spinge le aziende a integrare la compliance AI nei processi di digitalizzazione, così come già avviene per la privacy (GDPR), la sicurezza informatica (NIS2) e la sostenibilità ESG.

Le implicazioni più rilevanti:

  • Necessità di mappare tutti i sistemi IA già in uso o in fase di adozione.
  • Avviare un audit di rischio IA.
  • Inserire l’IA tra i temi del modello organizzativo e della governance aziendale.
  • Collaborare con fornitori tecnologici che siano già conformi all’AI Act.
  • Valutare la creazione di una figura interna di AI compliance officer, oppure integrare le competenze nel team legal o DPO.
Diritti d’autore

l’AI Act inoltre pone l’accento sul rispetto dei diritti d’autore che tutelano le opere artistiche e d’ingegno: può accadere infatti (e anzi è un processo costante) che i sistemi di AI in fase di training apprendano “leggendo” contenuti protetti dai diritti d’autore e che utilizzino tale know how per restituire al deployer risposte, suggerimenti, contenuti. Il deployer in questi casi è sempre tenuto a una vigilanza sul rispetto dei diritti autoriali altrui eventualmente coinvolti.

Come prepararsi: una checklist per i deployer

Ecco una serie di azioni concrete per mettersi in regola con l’AI Act:

  •  Identificare tutti i sistemi IA utilizzati in azienda.
  • Classificare ogni sistema secondo il livello di rischio previsto dalla normativa.
  •  Richiedere la documentazione tecnica e di conformità ai fornitori di IA.
  •  Formare il personale coinvolto nell’uso dell’IA.
  • Aggiornare le policy aziendali in tema di trasparenza, etica e controllo umano.
  • Valutare l’impatto etico e sociale dei sistemi IA su dipendenti, clienti, stakeholder.
  • Analizzare l’impatto sui diritti d’autore e il know how aziendale e di terze parti.
Conclusione: usare l’AI con responsabilità è un vantaggio competitivo

L’AI Act non è un ostacolo alla trasformazione digitale, ma uno strumento di garanzia e fiducia. Le aziende che adottano l’IA in modo trasparente e conforme avranno un vantaggio competitivo nel lungo periodo, sia in termini di reputazione che di efficacia operativa.

Agire oggi – mappando, valutando e formando – è il modo migliore per evitare sanzioni domani e costruire un futuro digitale centrato sull’etica e sulla responsabilità.

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